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18 gennaio 2018

Condanna dell'espulsione della dott.ssa Belfakir dall'aula del TAR perché indossava il velo

L'Adec condanna l'espulsione dall'aula del TAR di Bologna disposta dal giudice Giancarlo Mozzarelli ed esprime solidarietà alla Dott.ssa Jasmine Belfakir.

La libertà religiosa protetta e promossa dalla Costituzione italiana implica anche il diritto di indossare in pubblico un abbigliamento che identifichi la propria appartenenza religiosa. Il fatto che un giudice amministrativo abbia ritenuto di allontanare dall’aula una praticante legale solo perché indossava il tradizionale hijab (che, com’è noto, lascia libero il volto e non impedisce l’identificazione della persona), va senz’altro condannato.

Come docenti universitari di “diritto ecclesiastico” sentiamo in primo luogo il dovere di esprimere solidarietà alla dott.ssa Asmae Belfakir e all’Università di Modena e Reggio Emilia, presso la quale ella esercita il suo periodo di praticantato legale, e in particolare al suo Dipartimento di giurisprudenza, dove si è laureata discutendo proprio una tesi in “Diritto e religione”, diretta dal nostro Collega Prof. Vincenzo Pacillo.

In secondo luogo desideriamo esprimere la nostra preoccupazione per l’ignoranza verso i principi costituzionali mostrata dal giudice amministrativo dott. Giancarlo Mozzarelli. Tale ignoranza non appare degna del decoro e dell’onore della funzione che svolge. Apprezziamo perciò che il Presidente del Consiglio di Stato abbia chiesto una dettagliata relazione su quanto accaduto e ci auguriamo che il giudice coinvolto ammetta il proprio errore, specialmente se risultasse vero che l’espulsione dall’aula è stata giustificata richiamando il rispetto di “principi culturali”.

E’ per noi evidente che l’applicazione costituzionalmente legittima dell’art. 129 c.p.c. – che fra l’altro prescrive di assistere all’udienza a “capo scoperto” – non può non essere svolta alla luce del principio supremo di laicità, che impone di valorizzare il pluralismo etico e religioso anche nello spazio pubblico. La questione è già stata in questo senso risolta dal Consiglio di Stato (sent. 19 giugno 2008, n. 3076).

            Cogliamo questa dolorosa occasione per richiamare l’attenzione sulla opportunità di consolidare gli studi giuridici relativi alla disciplina giuridica del fenomeno religioso. La loro ignoranza, specialmente in tempi di marcata multiculturalità, può determinare fenomeni gravi e liberticidi che impongono vigilanza civica e approfondimento culturale. 




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